Testo a cura del Forum veneto delle Associazioni professionali della scuola.
Tra le tante cose spiacevoli che ci ha donato questa pandemia a una possiamo dare valore: in questo periodo ognuno di noi ha ritrovato il tempo di dedicarsi a quelle domande fondamentali, che dentro una scuola che per alcuni doveva assomigliare a una azienda, hanno rischiato di essere dimenticate. Sono riemerse, e non solo per la scuola dell’infanzia, le belle parole che distinguono l’educazione da tutti gli altri contesti sociali ritornando ad avere il loro ruolo di vincoli di senso: l’uguaglianza, la partecipazione attiva, la solidarietà, la ricerca, la sperimentazione, il corpo e la prossimità, la libertà, la democrazia. La scuola ritrova il suo principale mandato.
Il Covid 19, che ha pesantemente condizionato le vite di tutti i componenti della comunità educante, ha tuttavia consentito di aprire nuovi scenari e prefigurare un fare scuola diverso. Non bisogna perdere questa opportunità, a partire dalla valutazione di questo fine anno, per proiettarci nel futuro (immediato) del nuovo avvio e fare tesoro del tanto di buono che è emerso in questi mesi.
Se in tempi ordinari resta sempre complicato capire cosa racchiude e sintetizza un 6 o un 5, nell’attuale contingenza lo diventa molto di più. In che modo avrà inciso, ad esempio, sulle motivazioni degli alunni un evento quale quello vissuto, di cui saranno testimoni unici (speriamo) tra i loro pari? Quanto peserà, in tal senso, sul futuro dei maturandi, un’esperienza mozzata proprio all’epilogo? Si potrà valutare tutto ciò e farlo entrare in un numero?
Presentazione di Dario Missaglia