Associazione professionale Proteo Fare Sapere
25 settembre 2023

Verso il Convegno nazionale
"Per educare l'infanzia ci vuole un villaggio"

Brescia 20-21 ottobre 2023

Verso il Convegno "Per educare l’infanzia ci vuole un villaggio" Brescia 20-21 ottobre 2023
Presentazione di Dario Missaglia, Presidente nazionale Proteo Fare Sapere

A Brescia, nelle date indicate, Proteo Fare Sapere (Proteo Fare Sapere Brescia e Lombardia, in collaborazione con Proteo Fare Sapere nazionale) promuove un importante evento di studio, riflessione e proposta, sulle condizioni dell’infanzia e della sua scuola (zero-sei) nel nostro Paese. Un convegno importante per Proteo: l’occasione nazionale per il contributo al congresso della nostra associazione che si terrà a Rimini il 28 e 29 novembre prossimi. Un contributo che vuole muoversi sul terreno del “che fare” a partire dal territorio perché il territorio è quel luogo che deve trovare fisionomia, forma, relazioni, saperi e strumenti per essere il luogo in cui cresce la comunità dei nostri cuccioli.Brescia vanta una storia importante per l’infanzia. Un crogiuolo di esperienze religiose e laiche che l’hanno resa celebre anche nei contesti nazionali e internazionali (basti pensare alle sorelle Agazzi e alla loro prima scuola materna a Brescia, ad Aldo Agazzi e alla sua battaglia contro la Montessori, al ruolo della “Editrice la Scuola” nell’ambito della cultura e formazione delle educatrici e maestre). Una Città che ha assunto la sfida educativa e vuole radicarla nelle sue politiche e nella cultura, proprio nell’anno di “Bergamo - Brescia capitale italiana della Cultura 2023”.
La scelta di Proteo dunque non è stata casuale e siamo certi che donerà a Brescia un contributo all’altezza dell’evento nazionale che la contraddistingue.
Per sollecitare i nostri lettori, gli iscritti alla nostra associazione e quanti vorranno seguire l’evento, pubblichiamo di seguito l’intervento che Giovanna Zunino, responsabile del gruppo nazionale infanzia, ha tenuto il 14 settembre scorso alla iniziativa del Partito democratico promossa su questi stessi temi. Una riflessione sintetica, pungente e a largo raggio, utile per iniziare ad aprire un dibattito che proseguirà su queste pagine nei prossimi giorni , in vista dell’evento annunciato. Uno stimolo a partecipare con idee e proposte, rispondendo a domande che non riguardano soltanto il Partito democratico.

Dario Missaglia
25 settembre 2023

 

Pensare i bambini, pensare l’infanzia come soggetti di diritti
A cura di Giovanna Zunino

Il recente decreto Caivano intriso di una reazionaria logica unicamente repressiva e sanzionatoria è in totale controtendenza con le Raccomandazioni Europee del 2019 che vedono nel progetto educativo scolastico denominato Zero Sei, una leva potente per l’effettivo contrasto precoce alla marginalità, alla povertà educativa, alla assenza di una inclusione significativa. Istruzione, educazione, inclusione salute sono diritti a partire dalla nascita. Penso sia questa una considerazione che deve guidare come un faro i nostri ragionamenti.
È dalle pratiche di cura ed accudimento della prima infanzia e dall' operare sui modelli relazionali cooperativi, sull'educazione emotivo- affettiva, sui modelli comportamentali familiari non aggressivi bensì incoraggianti, che sta la chiave di volta per un contrasto precoce a comportamenti relazionali ed emotivi disfunzionali. Adulti consapevoli: l’intero Villaggio per educare i cuccioli. Non trovo neanche l’ombra di tutto ciò nel decreto Caivano e penso che la deriva sia iniziata parecchio tempo fa, se ne sono accorti in pochi, e recentemente si è ben materializzata nella Scuola con le soft skills e le spese insensate per la tecnologia di scuola 4.0 con i fondi PNRR, quasi che Lim e notebook di ultima generazione producano di per sé magicamente innovativi approcci alla didattica inclusiva.
Educare è fatica, allevare è fatica: non sarà che su questo convenga riflettere in profondità per cercare spiegazioni meno scontate alla dirompente denatalità?
L’educazione e l’istruzione sono un diritto fin dalla nascita
Così avrebbe dovuto recitare l’art.1 del Decreto legislativo 65/17. Il MEF in fase di approvazione si oppose e così fu introdotta la gradualità: sono diritti solo se ci sono le risorse.  A sei anni di distanza, con rammarico ma non con rassegnazione, ritengo sia fin troppo evidente che la stentata affermazione dei diritti dell’infanzia non è solo questione di risorse bensì è marcatamente questione culturale. La vicenda del PNRR e ancor più la legge finanziaria 2023 -che per la prima volta nella storia riconosce il diritto all’educazione fin dalla nascita anche se si nasce in un Comune in dissesto finanziario(art.172) -, ci insegnano che non è solo questione di risorse economiche.
E allora di cosa si tratta? dove sono gli ostacoli?
In questa parte conclusiva mi faccio guidare da due esperienze di “vita vissuta “. In entrambe lo scopo dichiarato del lavoro che si fa è quello di dar vita e strutturare nel territorio il sistema educativo integrato zerosei – con uno sguardo attento alla continuità con il primo ciclo, per rendere esigibili i diritti all’educazione e istruzione dei bambini fin dalla nascita.
Enucleo sinteticamente i punti, spesso dati per scontati, sui quali occorre far chiarezza e se necessario, rimuoverne consapevolmente le ostatività.al fine di rendere esigibili i diritti dei bambini fin dalla nascita a educazione e istruzione.
1). Sostenere con coerenza il progetto politico, sociale, pedagogico e sindacale che sottende allo sviluppo del sistema di educazione e istruzione dalla nascita ai sei anni.
Siamo ancora poco convinti e ci poniamo domande retoriche senza senso di fronte al fatto, drammaticamente concreto, di bambini in lista di attesa sia per i nidi sia per la scuola dell’infanzia statale o, troppo spesso, chiamati ad anticipare, cioè, ad adattarsi a stare in contesti pensati per altre età. I nidi sono scuola o no? A chi interessano gli anticipi? Che fine hanno fatto le sezioni primavera? È sopportabile nel 2023 avere bambini in lista di attesa? Come mai non ci sono sul mercato figure professionali con titolo di studio adeguato?
Siamo nella condizione di fare azione politica culturale per riportare il governo del progetto di sviluppo dello zerosei all’interno della responsabilità della RES-Pubblica che nel territorio si chiamano Ente Locale e Scuola?  
2). Il calo delle nascite, il ripensamento del segmento zerosei in continuità con il primo ciclo e l’Istituto comprensivo.
Il sostegno alla genitorialità. Il Dovere dell’Ente Locale e della Scuola
Va ripresa in considerazione seria la partecipazione democratica dei genitori e l’ascolto attivo delle loro ragioni che non sempre sono attrezzati ad esprimere compiutamente. Più sono fragili e più percepiscono il PRIVATO come il luogo sicuro cui affidarsi e affidare i loro figli.
Occorre far emergere tutte quelle esperienze quotidiane che potremmo tranquillamente chiamare “poli per l’infanzia”, che non è detto che si realizzino sotto il tetto di uno stesso edificio, certamente però sono fortemente incardinate in un progetto educativo di quel territorio.
Prestare ascolto a quelle realtà significa cercare di comprendere quali sono gli snodi concreti che devono essere affrontati nell’immediato e a medio termine.  È proprio in questa ottica che la scuola dell’infanzia ed in particolare quella statale può ritrovare la sua forte identità che è quella di essere anello di congiunzione tra il nido ed il primo ciclo, abbandonando definitivamente l’idea di essere vera scuola solo se riesce ad assomigliare alla primaria, idea rovinosamente perdente e che ha generato frustrazioni professionali difficilmente superabili. In questa ottica qual ha da essere il ruolo di Assessori con delega alla Scuola e Dirigenti Scolastici? Quale formazione va perseguita? Riguarda solo insegnanti ed educatori? Esistono luoghi e spazi concreti dove le Autonomie locali possano /debbano confrontarsi su questo e dar vita ad una programmazione strutturata e condivisa a favore dei diritti dei bambini?
3). La Governance di “dovere e responsabilità” per rendere esigibile il diritto.
Le Linee Pedagogiche mettono in evidenza l’importanza di una gestione sociale e una gestione pedagogica fortemente incardinate nel territorio sia inteso come Regione sia come Ente Locale o Unione di Enti locali. Il piano quinquennale 21-25 declina alcune azioni soprattutto per i livelli Regionali e prevede tavoli interistituzionali.  Dati del MIM ci consegnano sul piano regionale un’immagine di “burocrazia assolta”. Voci di addetti ai lavori e stakeholders segnalano evidenti falle nella governance e nel dialogo regionale che- val la pena di ricordarlo- per lo 03 è ancora di competenza legislativa regionale. (a proposito di Autonomia differenziata!). Nulla è esplicitato -se non un cenno nelle Linee Pedagogiche- per quanto riguarda la governance da mettere in campo sul territorio dell’Ente locale se si vuole concretamente concorrere alla strutturazione su quel territorio del sistema integrato zerosei-up. L’esperienza concreta nella mia Città mi consente di evidenziare alcune “fatiche” che riassumo in due punti: la non innata capacità di confrontarsi e lavorare insieme e il tempo necessario che la costruzione del dialogo comporta; il non avere punti di riferimento certi quando si necessita di informazioni puntuali.
4). Quali lavori, quale professionalità, quale formazione, quali contratti.
Tutti nodi non ancora affrontati in sinergia. La mia considerazione è che, proprio sul costo del lavoro degli operatori dei servizi educativi, alla fine degli anni 90 del secolo scorso è iniziata l’esternalizzazione dei Nidi, Con tutto ciò che ne è comportato. La scarsa considerazione del lavoro educativo serpeggia in modo evidente: le Università non consolidano i corsi perché non c’è utenza. Il nostro paese è ricco di esperienze pedagogiche significative, eravamo guardati dal mondo. Non è più così e si diffonde un’insicurezza tra gli operatori che va ascoltata. Se gli adulti sono insicuri trasmettono insicurezza. Questo è il vero problema da affrontare politicamente insieme, con lo sguardo sempre fermo sui diritti dei bambini.
Infine: così come si era costituito un gruppo di lavoro a partire dalla “Consulta Rodari” fino all’approvazione del Decreto 65/17 si può pensare di assumere la responsabilità di istituire un gruppo di lavoro con lo scopo di monitorare in modo non impressionistico ciò che accade in questo paese per rendere esigibili i diritti dei bambini all’educazione e istruzione dalla nascita?

Giorno per giorno pubblicheremo, in allegato, gli Abstact redatti dai relatori del convegno.

Per chi fosse interessato all'iscrizione al convegno, questo il link  https://forms.gle/CsQSEcm9fT46LHDq8

Allegati