Associazione professionale Proteo Fare Sapere
14 giugno 2022

Sistema integrato 0-6 e formazione in servizio. Una certa idea di formazione

Documento relativo alla Formazione in servizio per gli operatori dei servizi educativi e delle scuole dell'infanzia
A cura del Gruppo di lavoro Infanzia di Proteo Fare Sapere

L’avvio del Sistema integrato 0-6 apre prospettive nuove anche per quanto concerne la formazione in servizio del personale. L’architettura disegnata dalle recenti norme in materia (che si allegano in quanto costituiscono fonte di riferimento per questo documento) può esplicare una funzione di supporto e servizio se vengono rispettati alcuni basilari principi in ordine all’allestimento delle attività formative. Ogni livello decisionale non può prescindere da un dato fondamentale: la formazione non può essere fatta per gli insegnanti e gli educatori, ma con e dagli insegnanti ed educatori. Ma più in generale, tutto il personale della scuola e dei servizi educativi per l’infanzia, dagli ausiliari ai gestori ai coordinatori ai dirigenti agli amministrativi etc., ha il diritto/dovere di accedere ad autentici percorsi di formazione in servizio, e non a forme di aggiornamento addestrativo. 

USR - Tavolo paritetico di confronto 
La composizione di questo organismo, istituito con Decreto del Direttore generale dell’U.S.R. e composto da rappresentanti della Regione, dell’U.S.R. e dell’ANCI regionale ed eventualmente integrato da rappresentanti degli enti locali e/o di altre istituzioni interessate, non contempla la presenza di personale docente o educativo. Il Tavolo svolge compiti di coordinamento e monitoraggio in merito all’attuazione del Piano regionale nel relativo territorio e compiti consultivi e propositivi rispetto alle politiche regionali afferenti al Sistema integrato 0-6. Ma l’azione di monitoraggio può trovare una sua più compiuta sintesi se sono coinvolti gli operatori del settore 0-6. 
Anche il coordinamento delle Scuole Polo a livello regionale richiede una conoscenza non solo amministrativa delle tematiche inerenti alla formazione in servizio. Se non vi sono innesti di professionalità derivanti dal mondo della scuola e dei servizi educativi per l’infanzia è fondato il timore che questi organismi si traducano in carrozzoni burocratici che frenano invece che promuovere i processi formativi. 

SCUOLE POLO PER LA FORMAZIONE 
Anche riguardo alle Scuole Polo occorre stare attenti che non diventino, come spesso avviene, meri centri di distribuzione di risorse finanziarie o di utilizzo affrettato delle stesse anche a causa della esecrabile abitudine del Ministero di pretendere la rendicontazione delle somme impiegate in tempi troppo stretti rispetto al loro accreditamento. La formazione non deve seguire le logiche e le tempistiche dell’apparato economico-burocratico. 
D’altro canto, se all’interno del territorio di pertinenza della Scuola Polo non vengono condotte accurate rilevazioni per esplicitare i bisogni formativi del settore 0-6 l’intera operazione della formazione si trasforma inevitabilmente in un mero adempimento amministrativo scarsamente incisivo riguardo allo sviluppo della professionalità dei docenti e degli educatori. 
In altre parole, il problema non può essere quello di spendere i soldi, comunque, e in tempi dati, ma di realizzare itinerari formativi che abbiano un orizzonte di senso significativo per chi ne è coinvolto. 

SINGOLE SCUOLE / SINGOLI SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA 
Anche le singole scuole debbono essere messe nella condizione di poter organizzare direttamente attività formative all’interno dell’istituto, sotto forma di ricerca, di autoformazione, di esperienze laboratoriali. Infatti, vi possono essere delle esigenze formative specifiche che possono essere sviluppate solo all’interno della dimensione di istituto, senza, obbligatoriamente, centralizzare il tutto a livello di Ambiti territoriali (oggi definiti come ambito della Scuola Polo). La formazione è tale se assume prioritariamente, anche se non esclusivamente, una dimensione collegiale andando a costituire una vera e propria “comunità di pratica” ricercando una dimensione “situata” a livello di singola istituzione scolastica, nido d’infanzia, strutture integrate dello 0-6, mediante opportune fasi di condivisione collettiva sulle pratiche educative e didattiche adottate. Si apprende, precipuamente, a partire dai bisogni formativi dei docenti, attraverso lo scambio professionale, la condivisione, la partecipazione attiva, la negoziazione, il confronto sulle prassi professionali d’aula attivate. 
Un punto d’avvio dirimente, per la formazione in servizio, dovrebbe prendere le mosse dai “piani di miglioramento” delle scuole che dovrebbero delineare le principali piste di lavoro collegialmente individuate come prioritarie. Il riferimento esplicito è al RAV e al senso del perché lo si fa. 
Per i singoli Nidi d’infanzia e Strutture educative 0-3, viste le dimensioni, non sempre è possibile e/o efficace realizzare attività formative in forma autonoma, per cui appare spesso più proficuo utilizzare forme congiunte di formazione sul territorio. 

Formazione congiunta nel territorio 
Si sottolinea quindi l’importanza del confronto tra scuole e scuole e nidi d’infanzia dello stesso territorio, esercitato in momenti opportunamente predisposti e che vedono nella riflessione degli operatori su ciò che si è fatto la linfa generativa per progettare nuove situazioni educative condivise e migliorate. È su questo livello che può essere messa in campo la formazione in servizio più “vicina e utile”. Ciò può realizzarsi se tale formazione è fondata sulla riflessione relativa all’operato educativo, sull’ascolto ed il confronto, sulla ricerca condivisa di miglioramenti e se è supportata dalla competenza di tutor facilitatori e da una attenta supervisione svolta, eventualmente, anche in sinergia con i più avanzati livelli di ricerca psicopedagogica svolti dalle Università di Scienze della Formazione con funzione di supporto alla ricerca-azione espressa dalle scuole. 

SINGOLI DOCENTI / EDUCATORI 
All’interno dei percorsi formativi vanno assicurati momenti di studio e approfondimento individuali da parte dei singoli docenti ed educatori. La dimensione collegiale della formazione non può trascurare questo aspetto. 
In particolare, il singolo docente può partecipare, secondo le norme vigenti, a proposte formative erogate da associazioni ed enti accreditati, anche utilizzando il bonus docente. Affinché il tutto non si traduca in forme solipsistiche di fruizione di percorsi formativi è opportuno che ogni scuola elabori forme di conoscenza e condivisione di quanto acquisito dai singoli operatori, sempre e comunque nell’ottica di apportare miglioramento nella comunità di pratiche all’interno della quale si opera, evitando comunque ogni forma di vessazione burocratica. 
Al personale del settore 0-3 non sono riconosciute queste possibilità, ma in ogni caso la dimensione anche individuale della formazione non deve essere sottovalutata, ma valorizzata. 

UNA CERTA IDEA DI FORMAZIONE 
Le circolari del Ministero emanate di recente (soprattutto la nota 78/2022) forniscono una serie di indicazioni sia di contenuto che organizzative in merito all’allestimento delle iniziative formative. Si può concordare su molti aspetti che vengono suggeriti, ma qui si vogliono sottolineare alcuni elementi che dal nostro punto di vista possono qualificare realmente la formazione in servizio. 
Innanzi tutto, vanno valorizzate le esperienze pregresse. È pur vero che il Sistema integrato 0-6 pone tanto gli educatori quanto i docenti all’interno di un quadro di riferimento nuovo e per molti versi inesplorato, salvo alcune significative esperienze nelle Regioni più avanzate in questo settore. Ma ciò non deve far dimenticare che ogni struttura ha nel tempo consolidato una certa identità anche sul piano formativo. Il Sistema integrato 0-6 deve necessariamente partire da questo dato per raggiungere livelli più avanzati di professionalità. 
Ciò presuppone, come è stato segnalato sopra, una formazione congiunta nido d’infanzia / scuola dell’infanzia, avendo chiara la consapevolezza che in questa dimensione sarà possibile favorire l’arricchimento reciproco tra conoscenze teoriche, esperienze professionali, pratiche quotidiane. La costruzione del Sistema integrato 0-6, nella prospettiva di un futuro curricolo educativo, scolastico e formativo articolato eppure unitario, rappresenta “la” vera sfida, per il sistema educativo di istruzione e formazione. In tale contesto complessivo reputiamo opportuno porre l’accento sul “sistema formativo integrato di educazione e formazione”. In detta ottica risulta evidente la strategicità di momenti condivisi e congiunti di “formazione situata” che vedano sinergicamente coinvolti, a livello territoriale, nidi d’infanzia, scuole dell’infanzia statali e paritarie e scuole primarie afferenti ad un medesimo bacino. Si possono, infatti, ipotizzare delle attività formative improntate alla ricerca-azione ed in grado sia di valorizzare le migliori esperienze pregresse che di delineare, contestualmente, possibili piste operative tratteggianti il futuro di detto sistema integrato nell’ottica complessiva del curricolo in verticale. 
Possiamo sintetizzare nei seguenti punti gli elementi qualificanti la formazione in servizio: 

Formazione come diritto: e dunque programmata, ancorata al miglioramento continuo del progetto educativo della scuola e del servizio educativo, “linfa vitale” per ciascun lavoratore, 
carburante indispensabile, riconosciuta in un tempo certo ad essa dedicato. Ne deriva che per rispettare questo diritto le strutture intermedie devono porsi al servizio di questo progetto ed esaltare l’autonomia delle scuole e dei servizi educativi per l’infanzia evitando ogni inutile appesantimento formale. 

Formazione contestualizzata: la formazione assume i contesti, all’interno dei quali si svolge l’azione educativa, come elementi qualificanti degli itinerari formativi e ne coltiva tutte le componenti (persone, relazioni e cose). L’ambiente si configura quindi come terzo grande educatore. Ma formazione contestualizzata vuol dire anche assumere la quotidiana vita scolastica ed educativa come punto di partenza per l’approfondimento e la problematizzazione dei vari aspetti; vuol dire riflettere sul concreto lavoro educativo e didattico che ciascuno fa e perché lo fa e perché lo fa in quel modo e a quali valori si ispira. 

– Dunque, formazione che riflette sul lavoro quotidiano: formazione che assume il lavoro complesso, non solitario, concreto, quotidiano delle varie figure professionali come il motore che fa muovere la scuola e il nido d’infanzia verso l’assolvimento del mandato costituzionale. Le voci dei contesti educativi reali troppo spesso lamentano l’assenza di una formazione ancorata alla professione, la definiscono non connessa, trasmissiva, dequalificata, imposta, un’inutile perdita di tempo, incapace di affrontare i problemi concreti riscontrati dalle diverse professionalità. 

– Una formazione che contempli momenti di autoformazione, come è stato ribadito sopra, all’interno dei quali i soggetti assumano una posizione infinitamente più attiva e partecipe riguardo alle conoscenze che vogliono acquisire ed esperienze che intendono sperimentare. Un’autoformazione riconosciuta a pieno titolo e non considerata come un abbuono di ore. 

– I vari documenti del MI prendono in esame la ricerca-formazione evidenziandone potenzialità e mettendo in luce quali figure occorrono, ossia formatori disposti ad ascoltare, facilitatori e tutor disposti ad accompagnare fianco a fianco gli educatori e gli insegnanti. E dunque viene reclamata una formazione orientata a riconoscere, accompagnare, a interrogarsi, sostenere, confrontarsi, documentare e riflettere per migliorare e valorizzare tutte le professionalità. Nello specifico: 

- Ri-conoscere significa assumere la responsabilità nel fare una diagnosi condivisa del problema o della situazione che si vuol affrontare, significa sapersi mettere in ascolto di se stessi e degli altri. 
- Accompagnare-sostenere significa stare accanto, favorendo una interrogazione quasi costante tra ciò che si agisce e il come lo si agisce e ciò che si dichiara nei documenti programmatici, sostenendo la fatica del “rendersi conto” delle incoerenze nel nostro fare. 
- Promuovere il confronto significa credere nell’apprendimento tra pari, nella reciprocità, per dirsi “io ho fatto così… tu come hai fatto?”, non per giudicarsi, ma per migliorarsi. 
- Valorizzare la professionalità significa abbandonare la dimensione giudicante e abbracciare il processo dell’autovalutazione volta al miglioramento; significa riconoscere il tempo che occorre per questi cammini, significa avere formatori, facilitatori, tutor disponibili e orientati all’ascolto, al confronto, alla promozione di relazione educativa tra gli adulti, a sostenere la partecipazione. 
- Progettare, nel tempo della formazione, significa elaborare percorsi condivisi per la vita quotidiana del nido d’infanzia e/o della scuola dell’infanzia, sperimentarli e monitorarli per ulteriori riflessioni ed aggiustamenti. 
- Documentare quel che si fa significa lasciare traccia, significa poter rileggere e riflettere, individualmente e in gruppo, su ciò che si è fatto. 

Sotto questo profilo i contenuti suggeriti dalla nota 78/2022, ossia: 
▪ sviluppo tipico e atipico del bambino in età compresa tra i tre mesi e i sei anni; 
▪ continuità orizzontale, relazione con le famiglie e contesto; 
▪ continuità verticale nella costruzione di un percorso comune e condiviso; 
▪ curricolo nel rapporto tra Orientamenti educativi e Indicazioni nazionali; 
▪ osservazione, progettazione, documentazione, valutazione, autovalutazione; 
▪ organizzazione contesti educativi inclusivi (spazio, tempo, arredi, materiali, supporti, gruppi, …); 
▪ ruolo delle tecnologie digitali per la sana crescita dei bambini nei contesti educativi e famigliari. 
vanno intesi proprio come suggerimenti in quanto è all’interno del gruppo di formazione (sia esso di rete o di singola scuola/nido) che vanno individuate le necessità formative e dunque anche i contenuti o la specifica articolazione degli stessi. 

Per quanto concerne gli aspetti organizzativi alcuni concetti vanno continuamente ribaditi per evitare che la formazione prenda pieghe di mero adempimento del compito: 
▪ vanno valorizzati approcci laboratoriali seguendo i suggerimenti della ricerca-azione, oppure lo scambio di buone prassi di continuità educativa verticale; 
▪ va salvaguardato il coinvolgimento diretto dei corsisti, sia come condivisione di materiali, progettazione, documentazione, percorsi attivati in sezione in interazione con i formatori, sia come messa in comune di riflessioni sul lavoro quotidiano; 
▪ considerato il permanere dell’emergenza sanitaria si suggerisce di organizzare webinar per aspetti più teorici, in modo da ampliare al massimo la platea del personale, ma allo stesso tempo vanno garantiti incontri in presenza per gli approfondimenti per gruppi più ristretti, utilizzando anche forme miste di formazione, per lo sviluppo della didattica laboratoriale; 
▪ va rimarcato il valore della formazione “agita”, basata sulla concretezza di ciò che avviene nei contesti educativi, con scambi di esperienze e discussione e confronto sulla documentazione prodotta. 
▪ In tale contesto un ruolo significativo nell’attivazione di possibili percorsi formativi congiunti potrebbe essere giocato dagli Istituti Comprensivi che, sul proprio territorio di appartenenza, con opportune intese anche con gli Enti Locali, potrebbero effettuare e proporre delle ipotesi di confronto e lavoro congiunto sulle tematiche indicate dalla C.M. 78/2022 unitamente ai nidi d’infanzia (là ove presenti), alle scuole dell’infanzia statali, comunali e paritarie, anche ponendosi come eventuale punto di snodo e raccordo organizzativo per la comunità educante a livello territoriale. 

A conclusione di quanto sopra esplicitato si ritiene indispensabile porre attenzione all’aspetto riguardante la formazione dei formatori/tutor/facilitatori in quanto ritenuto punto cruciale per la qualificazione della formazione in servizio. La formazione dei formatori riguarda, certamente, anche i gruppi appartenenti alle associazioni professionali oltre che le articolazioni dipartimentali presenti nelle singole scuole a partire dai nidi d’infanzia sino agli Istituti Comprensivi. Si dovrebbero, detto in altri termini, costituire, a livello territoriale, dei gruppi di lavoro strutturati come “nuclei portanti”, costituiti da docenti e educatori e/o coordinatori pedagogici già formati, intesi come “figure chiave” dotati di maggiori esperienze e competenze “sul campo” ed in grado di supportare le scuole e i nidi d’infanzia costituitisi in una rete formativa di scopo. Assai utile sarebbe, inoltre, la supervisione di esperti provenienti dall’Università in grado di sostenere, accompagnare e supervisionare le concrete azioni formative in campo educativo-didattico messe in essere da quella che dovrebbe essere una vera e propria “comunità di pratica”, capace di attuare significative attività di ricerca-azione a partire dai bisogni formativi espressi dagli insegnanti e dagli educatori. Un gruppo di formazione e lavoro in grado di attivare un rapporto dialettico, con nidi d’infanzia e scuole afferenti ad uno specifico territorio, e dotato di una capacità dialogica biunivoca tra insegnanti/educatori e formatori. L’azione potrebbe articolarsi in varie fasi: 
✓ dalla individuazione dei bisogni degli insegnanti/educatori; 
✓ alla co-progettazione del percorso formativo; 
✓ alla ricerca-azione sul campo; 
✓ al riscontro e confronto sui dati fattuali con connessa supervisione (la ricerca che si fa formazione); 
✓ alla verifica finale con indicazioni per la successiva “ripartenza” formativa. 
Su quest’ultimo punto - proprio per la valenza strategica che assume nella formazione in servizio - si avverte l’esigenza di un ulteriore condiviso approfondimento. 

Gruppo Infanzia Proteo Fare Sapere
Doriano Bizzarri
Michele Falco
Teresa Garaffo
Perla Giagnoni
Gennaro Lopez
Massimo Mari
Alessandro Mariani
Mario Maviglia
Gabriella Mortarotto
Concetta Talamo
Laura Villani
Giovanna Zunino

 

Per l’infanzia che c’è
Commento di Dario Missaglia, Presidente nazionale Proteo Fare Sapere

Il gruppo di lavoro nazionale sull’infanzia, quasi sulla scia del documento delle associazioni professionali che ha rilanciato il tema della formazione, iniziale e continua, ha elaborato un importante e denso contributo sulla formazione in servizio per il personale impegnato nei nidi e nella scuola dell’infanzia, lungo il difficile e complesso percorso per la costruzione di un sistema integrato 0/6.

Il documento offre una lettura attenta e propositiva della normativa specifica che viene richiamata negli allegati. Offre piste di lavoro, di riflessione, con un’attenzione al personale che già opera in condizioni normative, contrattuali e giuridiche assai diversificate. Si tratta di differenze che talvolta diventano ostacoli, difficoltà, potenziali rivalità e conflitti. Ma poiché l’elemento di continuità è costituito dai bambini e dalle bambine che animano quel mondo, la motivazione a una formazione di qualità, attenta cioè a mettere in moto comportamenti consapevoli per modificare e migliorare la condizione dell’infanzia attraverso il lavoro di chi opera in questo ambito educativo/formativo, è lo sfondo integratore sul quale scommette l’impegno del gruppo di lavoro. Un impegno che condivido pienamente, che mi auguro venga assunto in prima persona nei gruppi dirigenti territoriali di Proteo anche coinvolgendo la capacità di iniziativa della Flc. Un impegno che apre anche a una riflessione sull’infanzia a partire dai contesti di vita, dalle profonde diversità territoriali, dalla durezza dunque di una crisi che non risparmia il mondo dell’infanzia. Confesso che preferisco molto di più questo approccio aperto, se vogliamo anche problematico e complesso, alla visione molto edulcorata e tranquillizzante dei documenti ufficiali sullo 0/6. Perché bisogna iniziare a chiedersi che cosa siano oggi questi bambini e queste bambine che ci ritroviamo, sempre di meno, sempre più fragili, sempre più esposti a una crisi educativa profonda e molto nascosta. Conoscere di più i bambini che ci sono e il loro mondo materiale, ci aiuterà a capire meglio anche perché in questo Paese non vi è più una spinta alla natalità. Le risposte già note, storiche, non sono sbagliate ma certo irrimediabilmente parziali. C’è altro che non abbiamo messo a fuoco. Rimettere al centro l’infanzia che c’è e i saperi necessari per avere cura dell’infanzia nei primi luoghi in cui inizia e prende forma la vita dei cuccioli dell’umanità, ci aiuterà a trovare nuove risposte.

Dario Missaglia